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EPIFANIA DEL PARTO A DOMICILIO


“Scegliere di partorire in casa è da pazzi”


“Partorire in casa non è sicuro”


“Perché nel 21°secolo dobbiamo tornare indietro e rischiare la vita per partorire in casa? “


“Se avessi partorito in casa, io e il mio bambino saremmo morti…in ospedale per un pelo ci hanno salvato”



Queste ed altre mille affermazioni simili spiccano sotto i post di articoli che parlano di nascere in casa senza spiegarne come e perché.


Questi i pensieri delle persone comuni che, spaventate da un sentire popolare che conosce poco o nulla di come si svolge una nascita in casa, esprimono il loro pensiero di pancia senza sapere davvero di cosa si sta parlando.


Così noi Ostetriche che assistiamo la nascita in casa vogliamo metterci la faccia e darvi modo di conoscere questo mondo o quanto meno mostrarvi un altro lato della medaglia, quel lato brillante e meraviglioso che vi è stato tenuto nascosto. Desideriamo spiegarvi cosa si cela dietro tutto questo per far sì che ciascuno di voi possa avere il beneficio del dubbio e possa scegliere davvero con consapevolezza cosa lo rappresenta di più, consapevoli che partorire in casa non è una scelta per tutti.


Proviamo a partire dal principio grazie alle domande che ci vengono poste con più frequenza dalle famiglie che desiderano partorire in casa ma che, giustamente, prima di fare questa scelta decidono di valutare ogni variabile.


<<Possono partorire in casa tutte le donne?>>


No, non possono partorire in casa tutte le donne. Per partorire in casa è fondamentale che la donna non abbia patologie compromettenti la nascita e che la gravidanza sia stata fisiologica. Già questo fa un’enorme scrematura della popolazione.


Alcuni scettici affermano “100 anni fa si moriva partorendo in casa”, ma 100 anni fa, prima della creazione delle sale parto, tutte le donne partorivano in casa: donne ipertese, donne diabetiche che non sapevano di esserlo con conseguenti bimbi macrosomi (neonato con peso superiore ai 4500g), donne con gravidanza gemellare…e potrei continuare all’infinito.


Primo criterio fondamentale è dunque la FISIOLOGIA DELLA COPPIA MAMMA-BIMBO


<<E se succede qualcosa? >>


Questa è indubbiamente la paura più frequente, e aggiungerei “meno male”. Perché se non avessimo timore che possa succedere qualcosa, non saremmo persone coscienziose, per cui è importante poter essere a conoscenza di tutti quelli che sono gli strumenti a nostra disposizione per sopperire ad una eventuale emergenza.


La nascita, nella stragrande maggioranza dei casi, è un evento fisiologico che segue un processo “naturale” che si svolge da sé. Infatti, meno si interferisce con la nascita, più si abbassano le probabilità che qualcosa vada storto…


[Lasciatelo stare. Lasciatelo fare. Lasciategli il tempo. Il sole si alza forse di colpo? Tra il giorno e la notte non indugia forse l’alba incerta e la lenta maestosa gloria dell’aurora? Lasciate alla nascita la sua lentezza e la sua gravità] cit. Frédérick Leboyer – Per una nascita senza violenza

Ma allora qualcuno potrebbe chiedersi: le donne potrebbero partorire da sole? Sì potrebbero, ma la figura dell’ostetrica nasce proprio per stare al fianco della donna, per assisterla, sostenerla ed accompagnarla nel suo parto grazie al sapere scientifico e tramandato che favorisce quella naturale fisiologia dell’evento. L’ostetrica però sta anche al fianco della donna per poter intervenire qualora quella fisiologia subisse degli intoppi ed aiutare dunque la nuova famiglia a venire al mondo nonostante la difficoltà manifestatasi.


In un parto a casa, le ostetriche monitorano costantemente e con continuità assistenziale la donna che sta travagliando. Lo fanno auscultando il battito del bimbo, prendendo i parametri vitali della mamma, facendo la valutazione dell’andamento del travaglio con la visita vaginale e molto altro; tutto ciò seguendo le indicazioni delle linee guida scientifiche nazionali e internazionali, relative all’assistenza al travaglio e parto fisiologico approvate anche dal Ministero della Salute.


“E se succede qualcosa?” Intanto chiediamoci che cosa può succedere in un parto in casa.


L’ostetrica, come dicevamo poco prima, è lì per monitorare che tutto stia svolgendo secondo fisiologia, ma se qualcosa non va che cosa fa?


In primis valuta la gravità della situazione:


  • se percepisce dei segnali di allarme che non determinano un’emergenza, ma una situazione di semplice allerta che richiede maggior attenzione, cerca di mettere in atto gli strumenti a sua disposizione per cercare di riportare in brevissimo tempo una situazione di fisiologia. Se questa non ritorna, allora trasferisce la donna in ospedale prima che la situazione diventi emergenziale. In tal caso proprio perché non c’è un’emergenza, ma una condizione di non fisiologia che non può essere più assistita tra le mura domestiche, ci si trasferisce con i propri mezzi nell’ospedale che la donna/coppia ha scelto come punto nascita di riferimento in caso di parto ospedaliero. (A tal proposito, la donna sceglie entro le 32 settimane di gravidanza quale sarà l’ospedale di riferimento in caso di bisogno e farà proprio lì il “bilancio di salute” intorno alle 36 settimane di gravidanza, svolto come presa in carico da parte dell’ospedale stesso che ha così la cartella della futura mamma già pronta in caso di trasferimento.)


  • se la situazione è invece emergenziale, dobbiamo fare un passo indietro. All’inizio del travaglio le ostetriche (parlo al plurale perché nell’assistenza al parto in casa si è sempre almeno in 2, mai sole, proprio per gestire con più rapidità ed efficacia qualunque situazione) avvisano l’ambulanza che stanno per assistere un parto in casa, fornendo le generalità della donna e l’indirizzo del domicilio. In questo modo il 112 (vecchio 118) apre la schermata con i dati della donna e la lascia aperta così che, in caso di emergenza, basta una sola rapida chiamata senza ulteriori dettagli per far partire immediatamente un’ambulanza con medico a bordo che porterà la donna nel pronto soccorso ostetrico più vicino. (Specifico che dopo le prime ore del post parto, il 112 viene richiamato per far chiudere la schermata. Telefonata che viene sempre conclusa con gli auguri sinceri degli operatori telefonici). Tornando dunque alla nostra emergenza, in tal caso una delle due ostetriche chiama il 112 e nel mentre entrambe si attivano per risolvere il problema in atto.

Escludendo tutte le situazioni emergenziali più frequenti che si manifestano in ospedale (es. la più frequente è il battito fetale che decelera – situazione che noi in casa trasferiamo in ospedale prima che degeneri), le situazioni più probabili che possono manifestarsi sono un’emorragia post-parto o, davvero poco frequente a casa, la rianimazione neonatale.


<<Cosa si fa in caso di emorragia post parto?>>


Facciamo una piccola premessa: l’emorragia post parto si manifesta principalmente perché l’utero non si sta contraendo dopo aver fatto nascere neonato e placenta. Se lo fa è perché i livelli di ossitocina sono in calo.


L’ossitocina è l’ormone dell’amore per eccellenza, è l’ormone che produciamo quando ci abbracciamo, ci baciamo, quando si fa l’amore, quando ci si prende cura di qualcuno che amiamo ed è anche l’ormone che guida la nascita. Quest’ormone si manifesta dunque nelle situazioni in cui sentiamo di poterci lasciare andare, nel posto che sentiamo più nostro e con persone che abbiamo scelto di volere al nostro fianco.


Ora, con questa informazione, provate a comparare l’ambiente ospedaliero con l’ambiente della propria casa. Nel primo troverete luci, oggetti, voci e rumori nuovi, nel secondo avrete invece intorno a voi tutto ciò che avete scelto e creato col tempo nel vostro nido, profumi e suoni che sanno di serenità e rassicurano, perché sono ciò che rappresenta la propria casa. In una situazione in cui l’ossitocina si abbassa, pensate sia più semplice stimolarla a livello endogeno (endogeno = il corpo stesso autoproduce ossitocina) nella propria casa o in ospedale? La propria casa da questo punto di vista è protettiva e fa già da autoprotezione verso l’emorragia post parto. Ma se la casa non è bastata, ecco che mettiamo in atto la medicina e dunque somministriamo farmaci uterotonici (che fanno contrarre l’utero), massaggiamo energicamente l’utero per farlo contrarre, cerchiamo di far attaccare il prima possibile il bimbo dal seno affinché la suzione dei capezzoli stimoli ossitocina. Ed è così che nella maggior parte delle rare volte in cui si manifesta un’emorragia a casa, questa viene risolta; altre volte nel mentre in cui si attuano tutte queste azioni, che in prima battuta verrebbero svolte in egual modo in ospedale, arriva l’ambulanza per trasferire in emergenza la donna.


Aggiungo una piccola delucidazione sull’emorragia post parto. Gli interventi medico-ostetrici, come l’accelerazione del travaglio, aumentano il rischio di emorragia post parto. Ecco il motivo per cui in ospedale è più frequente la sua manifestazione, proprio perché in sala parto partoriscono anche donne che hanno fattori di rischio o che stanno avendo un parto non fisiologico, situazioni che a casa dunque (a differenza di 100 anni fa) non vengono assistite. A tal proposito affermo a gran voce “meno male che abbiamo creato le sale parto” con l’andare avanti della medicina.


<<E se il neonato nasce e non respira?>>


Un neonato sano che nasce da gravidanza e parto fisiologico, ha una voglia di vivere che noi tutti ci sogniamo. Quel bambino ha tutte le carte in regola per superare quegli iniziali istanti di adattamento alla vita extra-uterina. Noi ostetriche che assistiamo alla nascita, svolgiamo costantemente corsi di formazione e aggiornamento sulla gestione delle emergenze extra-ospedaliere, proprio per essere sempre pronte a quell’evenienza che difficilmente si proporrà, ma per la quale vogliamo essere preparate. Questi stessi corsi, che riportano evidenze scientifiche e studi internazionali, ci illustrano come un neonato che nasce in casa abbia un rischio estremamente basso di avere difficoltà alla nascita e che, nella maggior parte dei casi, sia necessaria una semplice stimolazione tattile, calore e soprattutto contatto con la mamma. Ma se mai qualcosa andasse storto, noi abbiamo lì con noi tutto il necessario per la rianimazione primaria che in prima battuta verrebbe eseguita anche in ospedale.

Quando le spinte finali fanno far capolino alla testolina di quel nuovo cucciolo, in disparte è pronta un’isoletta preparata con il materiale necessario ad una eventuale emergenza rianimatoria: amboo, reservoir, ossigeno, aspiratore.


<<Il luogo del parto deve essere sterile?>>


No, il luogo del parto non è mai sterile, neanche in ambiente ospedaliero (tranne se parliamo di un cesareo, ma in questo caso trattasi di intervento operatorio). Si nasce in un luogo “pulito”, ma mai sterile. La sterilità la creiamo in caso di bisogno dopo il parto, ad es. nel caso in cui si sia verificata una lacerazione perineale che richiede una sutura. E volete credere che la vostra casa non sia più pulita di un ospedale? Volete credere che in casa ci siano più germi che in ospedale? A voi la risposta.


Spesso viene anche chiesto dove si partorisce in casa. Nel vecchio immaginario le nostre nonne hanno partorito sui tavoli dei loro soggiorni. Vi assicuro che mai e poi mai oggi abbiamo pensato di far mettere una donna sul tavolo. La donna è libera di scegliere dove e in quale posizione partorire: per terra su un materassino, sul proprio letto, in piedi, su una palla, su uno sgabello olandese (uno sgabello con una particolare forma studiato apposta per il parto), dentro la vasca gonfiabile del parto in casa…la libera scelta di luogo e posizione è protettiva rispetto ad una buona nascita.


<<Chi visita il bambino dopo la nascita in casa?>>


Noi ostetriche effettuiamo una prima visita generica alla nascita, ma poi entro 24 ore dal parto (spesso già poche ore dopo) un pediatra scelto in precedenza, verrà a visitare il bimbo come succede anche in ospedale.


<<Se la mamma ha bisogno, nei giorni dopo il parto in ospedale c’è sempre qualcuno a cui può chiedere aiuto. A casa è da sola, come fa se ha bisogno?>>


Partorire in casa non riguarda solo il momento del parto. Partorire a casa vuol dire creare un percorso con le ostetriche che si inizia già in gravidanza (almeno dalle 32 settimane, ma spesso sono percorsi che partono dal test di gravidanza positivo) e procede almeno nei 40 giorni dopo il parto. Viene creato un percorso personalizzato e continuativo con la nuova famiglia, con la quale si condividono scelte e si crea un legame reciproco e speciale che solo il tempo può donare. In particolare, in gravidanza viene svolta almeno una volta al mese una visita ostetrica per la valutazione e il mantenimento del benessere materno-fetale e della famiglia; durante le settimane di reperibilità, che hanno inizio allo scoccare delle 37 settimane di gravidanza, viene svolto un bilancio di salute settimanale; per almeno tre giorni dopo la nascita le ostetriche svolgono visite domiciliari ravvicinate per sostenere la nuova coppia mamma-bimbo, favorendo l’allattamento al seno e la cura del corpo della neo-mamma e offrendo aiuto per ogni piccolo dubbio relativo alla nuova gestione del nascituro. Le donne che partoriscono in casa hanno infatti un più alto successo di allattamento a lungo termine ed in generale hanno migliori outcame post parto. Mamma, papà, eventuali fratelli, creano con le ostetriche un rapporto unico e personalizzato che crea una fiducia e serenità fondamentali per far vivere al meglio questa esperienza unica ed enormemente emozionante.


<<E gli screening eseguiti al neonato?>>


Lo screening metabolico, eseguito dopo 48 ore di vita, viene effettuato dalle ostetriche a domicilio e portato ad analizzare presso il punto nascita scelto dalla coppia al bilancio di salute delle 36 settimane.

Il riflesso rosso e lo screening uditivo può essere eseguito dal pediatra scelto per la valutazione del neonato a 24 ore dal parto, oppure può essere indicazione del pediatra svolgerlo poi con calma ambulatorialmente in ospedale.


<<Covid-19 e scelta di partorire in casa sono associati?>>


Indubbiamente nel 2020 le nascite in casa sono aumentate, è un dato oggettivo, ma non credo che il tutto sia stato dettato dal Covid, mi spiego meglio:


Il Covid ha fatto rivalutare la scelta di partorire in casa, perché si è sentita meno la paura intrinseca di questa scelta paragonata ad un virus così altamente contagioso e che ha portato la popolazione generale a sfruttare meno gli ospedali (basti osservare il numero di accessi diminuiti nei pronto soccorso per qualunque tipo di patologia).


Il Covid ha permesso alle coppie che avevano già valutato la possibilità di partorire in casa di intraprendere questa strada con più facilità, forse anche incoraggiati dal non essere additati dall’opinione pubblica, che in una situazione pandemica accetta con maggior morbidezza una scelta così personale e delicata come la nascita.


Personalmente spero che il Covid abbia dato la spinta a riflettere su cosa è davvero la nascita in casa e come e se averne timore.


Non dimentichiamo però un'aspetto importate legato all'evento nascita : l'IMPREVEDIBILITA'.

Le coppie che scelgono il parto in casa analizzano e firmano un lungo consenso informato nel quale viene specificato come in ogni evento della vita esiste L'IMPONDERABILE, ovvero la possibilità che possano verificarsi degli eventi che non sono prevedibili, che non possono essere calcolati (pensate al covid: non era possibile neanche immaginare cosa avrebbe comportato questo virus, nonostante eventi simili fossero già avvenuti nella storia dell'umanità). Questo dovrebbe nettamente scoraggiare le coppie e le ostetriche che con scienza e coscienza assistono, ma fortunatamente la scienza ha studiato anche questo; infatti gli studi ci dicono che se si presentasse un evento che non poteva essere in alcun modo previsto, gli esiti finali per una gravidanza fisiologica con mamma e bimbo sano, a casa o in ospedale sarebbero gli stessi.


Nascere in casa è dolce, romantico, magico.

Nascere in casa è fare una scelta consapevole.

Nascere in casa è scegliere una nascita rispettata.

Nascere in casa è un qualcosa che solo se lo vivi puoi comprendere fino in fondo.

Nascere in casa è pura bellezza!


Nascere in casa non è per tutti, alcuni continueranno a sentirsi al sicuro solo in ambiente ospedaliero ed allora per loro ben venga una nascita rispettata in ospedale, con le colleghe ospedaliere che donano ogni loro giornata ad accogliere nuove vite facendo un lavoro difficilissimo, perché entrare in empatia con una donna che non conosci, in un momento così delicato, è davvero arduo e dispendioso.


Dunque grazie colleghe libere professioniste che lavorate sul territorio e nelle case,

grazie colleghe consultoriali,

grazie colleghe ospedaliere,

grazie medici, oss ed in generale tutto il personale ospedaliero,

perché tutti insieme siamo un’ottima grande squadra, non dimentichiamo che

“possiamo cambiare il mondo una nascita alla volta”.


Torino, 6 gennaio 2021


Dott.ssa Ostetrica Sabrina Bocchi

In collaborazione con

Dott.ssa Ostetrica Giuseppa Quartararo

Dott.ssa Ostetrica Roberta Giovanelli

Dott.ssa Ostetrica Elena D’Ambrosio

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