La nascita in casa di Noa
Il 25 luglio 2020 è venuto al mondo tra le mura sicure e rassicuranti della sua casa il piccolo Noa. Festeggiamo la sua prima candelina raccontandovi la storia della sua nascita, una storia che parla di consapevolezza, amore, desiderio di protezione e quel pizzico di magia che caratterizza ogni nuovo arrivo.
Di solito siamo noi ostetriche a narrarvi le storie delle nascite, ma questa volta abbiamo chiesto a mamma Elisa e papà Francesco di raccontare loro in prima persona questa avventura che ha allargato la loro famiglia.
Buona lettura!
"Far nascere Noa a casa è stato meraviglioso: c'è stata intimità e delicatezza, nonostante i momenti difficili e la fatica. Ho potuto aggrapparmi fisicamente ed emotivamente a mio marito Francesco, ancor più di quanto non avessi fatto per la nascita di Lea, e questo mi ha dato una forza incredibile. Iniziare la nostra vita insieme a casa è stato dolcissimo. Abbiamo scelto di far nascere Noa nella nostra casa perché volevamo che questa nascita fosse più nostra, più naturale, meno disturbata possibile.
Devo ringraziare l’esperienza della nascita della mia prima bimba, Lea, che ora ha due anni, per aver capito che nonostante l’ospedale di ***** sia molto avanti e cerchi di far sì che le nascite siano il più naturali possibile, si può avere molto di più solo a casa, nel proprio ambiente, e con ostetriche con cui si è già entrati in relazione nei mesi precedenti. Per quanto io sia sempre molto emozionata nel rivedere Erica, l’ostetrica che mi ha aiutato a far nascere Lea, purtroppo l’ho conosciuta solo il giorno del parto, e sebbene fosse molto dolce, empatica e rispettosa, era una persona che non avevo mai visto prima e quindi con cui non poteva esserci lo stesso feeling di quando si è già creato un legame, come invece avviene con le ostetriche che seguono il parto a casa, che abbiamo scelto e ci hanno accompagnati già dai mesi precedenti.
Ho capito che volevo davvero partorire a casa quando durante una visita presso l'ambulatorio del parto a domicilio del Sant'Anna mi dissero che il servizio, fornito gratuitamente dall'ospedale, era stato sospeso a causa del Coronavirus. Mi crollò il mondo addosso. Piansi senza riuscire a fermarmi per più di mezz’ora. Certo si poteva ripiegare sulla scelta del Centro Nascita, che offriva un parto in un ambiente più familiare rispetto all’ospedale vero e proprio, e che era stata la nostra scelta iniziale prima di considerare la possibilità di partorire a casa. Ma ormai non era più la mia strada e lo sentivo nel mio sconforto profondo di quel momento. Così iniziammo a valutare seriamente di rivolgerci a delle ostetriche private. La scelta delle ostetriche è già stata un "parto", perché ne ho sentite molte ma non riuscivo a capire chi incontrasse di più le nostre esigenze: una era molto giovane e parlava tanto, una un po’ troppo alternativa, una un po’ troppo seria, una era a capo di un gruppo di cui non mi sapeva dire con chi avrei partorito e una un po’ troppo vecchia :) Tutte ci sembravano serie e professionali, quindi la scelta è ricaduta sulla persona con cui abbiamo pensato che ci saremmo sentiti più a nostro agio, Giusi ♥ Dopo qualche inconveniente sempre legato al Coronavirus, finalmente ci siamo incontrati di persona anche con la sua collega Sabrina, con la quale ci siamo trovati subito in sintonia. È stato bello conoscersi nelle settimane prima del parto, anche con la terza ostetrica, Elena, e poter parlare con loro dei nostri dubbi e risolvere le nostre incertezze.
La data prevista era il 20 luglio, ma il nostro piccolino si è fatto aspettare qualche giorno, forse perché il momento più adatto per me e per la nostra casa era proprio il fine settimana, quando gli studi sotto il nostro appartamento erano vuoti. Alle 6.00 del mattino di sabato 25 luglio ho sentito le prime contrazioni, che ho pensato potessero essere il segno che Noa avesse deciso di venire al mondo. Mi sono alzata e ho messo a posto le ultime cose a casa, fatto partire l'ultima lavatrice, sistemato la roba in giro che sembrava non finire mai. Ero piena di energie perché avevo dormito bene e poi ormai erano passati 5 giorni dalla data prevista per il parto, quindi ero sollevata che finalmente il momento fosse arrivato! Fra e Lea si sono poi alzati e abbiamo passato la mattinata insieme tranquilli. Quando arrivava l'onda cercavo di non contrastarla e lasciarla andare. Le contrazioni sono state sopportabili anche se continue e abbastanza frequenti fino verso ora di pranzo, quando l'intensità è un pochino aumentata. Sapevo che ero ancora all'inizio, e me lo confermò per telefono anche Sabrina. Un po' mi scoraggiai, non sapendo quando tutto sarebbe finito. Per fortuna Fra mi aiutava a pensare che presto avrei avuto Noa tra le braccia e anche Lea era molto tenera nel suo starmi vicino senza forse capire bene cosa stesse accadendo. Siccome era giorno e Lea richiedeva ovviamente molte attenzioni, proposi a Fra di sentire sua mamma perché la venisse a prendere: avevo bisogno di lui e di tutto il suo sostegno, e volevo essere libera di esprimermi con movimento e voce senza che Lea potesse spaventarsi. Così, dopo il loro sonnellino in cui mi sono sentita un po' sola (e ho pensato a quanto deve essere stato difficile in questo periodo per le mamme affrontare quasi tutto il travaglio senza il papà a causa del Coronavirus), verso le ore 17.00 siamo rimasti io e Fra e finalmente mi sono lasciata andare. Sarà un caso, ma mi sembra sia partito proprio lì il vero travaglio. Avevo molto male a ogni contrazione, cercavo di usare la voce per "aprire" anziché resistere, ma non era facile, perché ogni volta dovevo sforzarmi per non irrigidirmi e porre resistenza. Finalmente le ostetriche ci chiesero se volevo che venissero, e io risposi di sì con tutto il cuore! Non vedevo l'ora che arrivassero, perché volevo capire come eravamo messi e volevo essere aiutata ad avere un po' meno dolore, ma avevo anche paura di farle venire troppo presto e rischiare di vederle tornare a casa, cosa che mi avrebbe sconfortato non poco, come quando per Lea volevano rimandarmi a casa una volta arrivata in ospedale.
Sono arrivate verso le 18 e dopo aver fatto tutti i controlli (battito di Noa, pressione mia, temperatura ecc) mi sono state di grande aiuto ad esempio nel guidarmi per trovare posizioni migliori e nell’usare la voce per accompagnare la contrazione. Ho capito che eravamo a buon punto, anche se non avevo bene idea di quale punto, perché non sapevo la dilatazione, avendo scelto di non essere visitata dato il forte dolore che avevo provato per la visita al primo parto che mi aveva molto bloccata e demoralizzata. Con l'aiuto di Fra ho cercato di pensare il più possibile a Noa anziché al dolore. Non vedevo l'ora di entrare nella piscina che finalmente era pronta! Avremmo potuto usarla anche prima ma ricordavo che a volte immergersi in acqua rallenta il procedere del travaglio, quindi preferivo aspettare. Entrare in acqua mi ha subito dato un grande sollievo alla pressione fortissima che sentivo al basso ventre e alla schiena. Appoggiata e stretta a Fra che era sul bordo, ho cercato di sopportare le contrazioni che diventavano sempre più violente, mentre cresceva dentro di me la sensazione di dover spingere.
Il dolore era molto forte. Chiedendo alle ostetriche ho capito che potevo essere quasi alla fine, e questo mi ha permesso di ritrovare la forza per andare avanti. Ero incerta su quanto spingere, perché sapevo che forzare troppo le cose poteva portare a maggiori lacerazioni per me e un'uscita troppo traumatica anche per Noa, ma aspettare troppo mi preoccupava ancora di più perché temevo di raggiungere quei momenti in cui si è troppo provate, le contrazioni diminuiscono e non si capisce più cosa il corpo ci chiede di fare. Affidandomi a quel che mi dicevano le ostetriche, ho poi insistito di più sulle ultime spinte per farlo uscire, nonostante il bruciore che sentivo fosse fortissimo. Non vedevo l'ora di avere Noa tra le braccia e di non provare più tutta quella sofferenza. Nel frattempo Fra era entrato in acqua con me e aggrappata a lui ho dato le ultime fortissime spinte... quando ho sentito uscire la testa è stato pazzesco, ho capito che finalmente ce l'avevamo fatta! Ancora una spinta alla contrazione successiva e ho sentito Noa sgusciare fuori, provando un sollievo incredibile. Mi sono appoggiata sul bordo della vasca e Fra mi ha messo Noa tra le braccia. Ho provato una fortissima emozione e tanta serenità. Ero felice felice felice. Noa era bellissimo e si vedeva che stava bene. Mi veniva già da proteggerlo dal rumore che c'era intorno, dovuto all'euforia del momento. Lo tenevo stretto stretto, guardando a tratti Fra ancora incredula e tanto grata per quanto mi avesse sostenuta. Speravo che quel momento non finisse mai ed è stata un po' una doccia fredda sentirmi dire che dovevo uscire dalla vasca, ma ho capito poi dopo che le ostetriche si erano attivate per agire contro una possibile emorragia che in acqua non sarebbero riuscite a valutare. Così mi aiutarono a spostarmi, sempre con Noa tra le braccia, sul divano.
Ci fu un momento non facile in cui le ostetriche hanno agito per aiutarmi a far contrarre l'utero che subito sembrava non voler reagire come avrebbe dovuto. Mi spiaceva non potermi godere quel momento, che mi ero immaginata pieno di pace profonda e ossitocina a gogò, ma sapevo che stavano facendo quello che era indispensabile per non farci rischiare nulla. Noa nel frattempo si attaccò subito al seno senza problemi, ciucciando vigorosamente! Merito anche della sorella maggiore che aveva ancora poppato fino al primo pomeriggio :)
Quando la situazione si stabilizzò, mi fecero alzare per vedere se riuscivo a fare la pipì, ma mi portarono poi subito sul letto in camera: persi per un attimo i sensi nel passaggio e questo un pochino mi spaventò, infatti chiesi a Fra di tenere lui Noa ancora per un po' e a Sabrina di rimanere un momento in camera con noi, anche se loro volevano lasciarci tranquilli noi tre il prima possibile per godere di quei primi momenti insieme. Mi sentii poi meglio e mi godetti quel momento di pace e amore.
Intanto le ostetriche lavoravano e mangiavano qualcosa in sala, era bello sapere che erano lì con noi ma allo stesso tempo ci regalavano quella preziosa intimità.
Anche io mangiai qualcosina di super energetico che amorevolmente mi avevano preparato. Dopo un po' tornarono e finalmente sapemmo il tanto atteso numero: il peso di Noa: 4,030 kg! Ancora più grande di quel che sembrava! Subito dissi ridendo "ha preso da me" (che ero nata di 3,900 kg che per una femminuccia è un gran bel peso!). Purtroppo venne anche il momento di capire se ci fosse stata lacerazione e quanta, e poi la tanto temuta "cucitura". Ma anche quello passò, le ostetriche ci salutarono e finalmente ci mettemmo a letto definitivamente!
Erano le due di notte passate! Noa era sereno e pacifico (nel frattempo aveva ancora poppato una volta) e dopo aver smaltito tutta l'adrenalina in circolo per questo evento pazzesco, ci addormentammo tutti profondamente, grati per tutta la bellezza di quello che avevamo vissuto.
La meraviglia continuò anche la mattina dopo, quando Lea tornò a casa. Che gioia poter essere subito tutti e quattro, nel nostro nido, e iniziare la nostra nuova vita insieme! Peccato solo che Noa non volesse subito scendere dal letto per andare a giocare, come avrebbe voluto Lea :) "
Questa è la storia della nascita del piccolo Noa, della ri-nascita della sua mamma Elisa e dell'inizio della nuova avventura della loro splendida famiglia insieme a papà Francesco e la sorellina Lea.
Buona Vita a voi e un grazie per la condivisione della vostra storia!
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